Nel corso della sua storia millenaria la Bibbia ha affrontato e vinto numerose battaglie. Esse sono state combattute per la sua stessa sopravvivenza, nel cuore della Cristianità e in un periodo in cui la Chiesa esercitava il suo potere politico, temporale e culturale mediante il dominio delle coscienze e l'ignoranza della gente comune. Nei secoli bui del cristianesimo ogni anelito di conoscenza scientifica fu considerato con sospetto e in odore di eresia, quando non addirittura soffocato con sistemi cruenti o abiure se si fosse discostato anche solo di poco dalla dottrina canonica della Chiesa, unica interprete della storia e del mondo.
Uscita agli inizi del XIX secolo, dopo circa 600 anni, dai roghi della Santa Inquisizione, sopravvissuta a numerosi e maldestri tentativi di manipolazione testuale, la Bibbia ha raggiunto oggi ogni angolo della Terra e ciò anche grazie al progressivo affermarsi dei regimi democratici. Ciò nonostante la Bibbia detiene forse un primato unico al mondo: quello di essere il libro più diffuso e meno conosciuto. Le ragioni di questa paradossale contraddizione sono molteplici e complesse: indifferenza e scetticismo verso il soprannaturale, crisi dei valori morali di cui la Bibbia è portatrice, sviluppo e affermazione delle filosofie e scienze positive, per citarne solo alcune. Si può ben dire che oggi la Bibbia sta combattendo l'ultima delle sue battaglie: quella della sua credibilità.
Sul piano scientifico, le prime avvisaglie dello scontro ideologico con i suoi denigratori risalgono alla seconda metà del Settecento, con la formulazione delle prime tesi evoluzionistiche (Diderot, Buffon, D'Holbach e altri) concepite in chiara intenzione anticreazionista.
È soprattutto dal 1859, con la pubblicazione de "L'ORIGINE DELLE SPECIE" da parte di C. Darwin che il racconto biblico della creazione viene duramente attaccato. Il contesto sociale (in Inghilterra, patria di Darwin, la borghesia contendeva con successo al clero il primato economico) e la dominante corrente filosofica positivista, figlia dell'Illuminismo francese, che proclamava il trionfo della ragione sulla superstizione, favorirono indubbiamente il rapido affermarsi delle tesi evoluzioniste: la comparsa dell'uomo sulla terra, non più atto creativo divino, ma ultima stazione di un lento processo biologico che individua nei primati (scimmie antropomorfe) la nostra origine ancestrale.
Nel ventesimo secolo e in particolare dagli anni 50, la scoperta di metodi di datazione sempre più sofisticati ha segnato una tappa importante nel processo di ricostruzione storica delle origini dell'uomo.
Contemporaneamente gli sviluppi della fisica hanno consentito alla cosmologia di liberarsi di vecchie ipotesi metafisiche sull'origine e sull'evoluzione dell'universo. Sensazionali scoperte in campo astro fisico e importanti verifiche sperimentali hanno permesso ai cosmologi di formulare teorie che consentono di fare una stima sull'età dell'universo e sui suoi primi istanti di vita.
La possibilità quindi di ripercorrere all'indietro il cammino dell'uomo e dell'universo sembra avere gettato pesanti ombre su ciò che la Bibbia afferma in materia da circa 3500 anni.
Sul piano cronologico gli argomenti sostenuti dai fondamentalisti biblici (periodi creativi di 24 ore) non reggono il confronto con schiaccianti evidenze scientifiche.
Molti pensatori cristiani hanno abbracciato la tesi della "evoluzione teista" (Teilhard de Chardin 1881 - 1955) secondo cui il modo di procedere scelto dal Creatore sarebbe stato quello dell'evoluzione. Altri ancora preferiscono parlare di "creazionismo progressivo" il quale presuppone diversi atti creativi diretti (Bernard Ramm).
Soluzioni miste di questo tipo finiscono inevitabilmente per relegare il racconto della Genesi al ruolo di allegoria, senza alcun riferimento alla storia.
In ogni caso, che Dio abbia guidato in qualche modo l'evoluzione resta pur sempre argomento per pochi intellettuali: l'uomo della strada è convinto che oggi la scienza ha completamente sconfessato la Bibbia sul piano cronologico e storico.
Perfettamente convinti del contrario, gli autori di questo libro propongono al lettore una ricostruzione scientifica del racconto di Genesi, alla luce delle più recenti e accreditate teorie cosmologiche e biologiche.
Nel fare questo non abbiamo inteso proiettare la scienza dei nostri tempi sulla parola di Dio in modo da sovrapporre una verità in continua evoluzione alla verità sovrana della Bibbia.
Limitando il campo della nostra indagine ai soli fatti scientifici definitivamente acquisiti, desideriamo sinceramente offrire il nostro contributo di idee per restituire alla Bibbia tutta la credibilità che essa merita anche sul piano scientifico.
Non intendiamo porci in un atteggiamento antiscientista. Crediamo infatti che non sia sufficiente, quando occorre, far vacillare le fragili certezze della scienza senza presentare contemporaneamente delle spiegazioni migliori e più convincenti sugli argomenti trattati. Né tantomeno ci sentiamo di condividere la posizione di chi vorrebbe sempre separare e distinguere il piano della fede da quello della scienza, come fanno i "fideisti" che, in sostanza, risolvono il problema del rapporto Bibbia-Scienza semplicemente sopprimendolo.
Il cardinale Baronio, padre della storia ecclesiastica, sosteneva nel XVI secolo che "La Sacra Scrittura ci vuole insegnare come si va in Cielo, e non come va il cielo".
Se è vero che la Bibbia non è un trattato di cosmologia o biologia, ciò non significa che essa non abbia il dovere di essere aderente alla verità quando si riferisce direttamente o indirettamente a questioni scientifiche. Non è affatto necessario, come sostiene un famoso detto di E. Kant "abolire il sapere per stabilire la fede". Anzi questo atteggiamento mentale è estraneo allo spirito della Bibbia che invece considera la fede come ... "l'evidente dimostrazione di realtà benchè non vedute" (Ebrei 11:1).
Non pensiamo che gli argomenti siano destinati solo a pochi addetti ai lavori: sul piano cronologico, quello più estesamente trattato, è in discussione la credibilità della Bibbia.
Poiché la Bibbia pretende di essere il libro della Rivelazione divina, la posta in gioco è ben più alta.
"FALSUM IN UNO, FALSUM IN TOTO". Tutta la storia della salvezza che dal "primo Adamo", attraverso le vicende di Israele, conduce all'"ultimo Adamo" Gesù Cristo, non avrebbe senso alcuno, se privata della esatta collocazione nel tempo di fatti e personaggi.
E la nostra speranza sarebbe vana ...